Esperienze e spunti per l’aspirante scrittore
17. Il mio battesimo editoriale: risate, riflessioni e un topo fatato
Scrivere è bello, ma senza editing il tuo romanzo resta solo una bozza. Ecco la mia esperienza, tra revisioni, scoperte e magia.
Scrivere è bellissimo, ma chi ha detto che è facile… probabilmente non ha mai fatto un editing serio del proprio romanzo.
Perché sì, cari aspiranti scrittori, arriva quel momento in cui ti rendi conto che l’idea brillante, il personaggio adorabile (nel mio caso, Teo, un topo fatato) e la voglia matta di scrivere… non bastano.
Serve una guida. Serve qualcuno che ti prenda per mano e ti dica con gentilezza (e magari con un po’ di ironia): “Qui potresti fare meglio.”
Ed è lì che entra in scena l’editor.
A ogni correzione, un brivido. Ma poi, sorpresa: ha ragione! Tagliamo, cuciamo, alleggeriamo, sfrondiamo (parola che fa molto “giardinaggio editoriale”). Insomma, il manoscritto inizia a brillare, tipo Teo sotto una pioggia di glitter magici.
Trovare l’editor giusto: un po’ come scegliere il compagno di viaggio… su Marte
Scegliere l’editor giusto è un’esperienza mistica, un po’ come quando cerchi casa e la prima ha il bagno in salotto e la seconda ti guarda male. Ma alla fine arriva quella giusta: nel mio caso, Linda Rossi di Pagineamerenda.
L’ho conosciuta sui social (sì, anche gli editor si nascondono tra un reel e un carosello), e mi ha subito convinta con una proposta concreta: una prova gratuita sul primo capitolo e una videochiamata di confronto.
Linda mi è piaciuta subito. Niente arzigogoli, niente frasi pompose tipo “la struttura narrativa archetipica”, ma chiarezza, empatia e un grande ascolto.
Così, il 13 gennaio 2025 — data segnata con evidenziatore sul mio calendario editoriale — è iniziata la nostra collaborazione.
Taglia qui, lima là: il lifting creativo del mio manoscritto
La prima fase è stata intensa. Linda mi ha restituito il testo con osservazioni puntuali su personaggi, dialoghi, passaggi un po’ confusi. Ho rivisto il rapporto tra Teo e Ofelia (topolina magica pure lei che entrerà in scena nel secondo libro della serie), ho tagliato, alleggerito, scavato.
È stato come fare decluttering, ma con le parole.
Dopo il primo giro, è arrivato il secondo: punteggiatura, punti di vista, coerenza emotiva, espressioni da migliorare. Sì, pure il muso di Teo ha avuto il suo momento sotto i riflettori. E sapete una cosa? Mi sono divertita.
Perché migliorare qualcosa che ami, ti fa sentire potente.
Morale della storia: si impara facendo (e con le revisioni attive di Word)
Scrivere non è un’azione solitaria. O almeno, non sempre. Ci sono momenti in cui serve qualcuno che ti affianchi, che sappia guardare la tua storia da fuori e ti aiuti a vederla più chiaramente.
L’editor non cambia il tuo romanzo: lo affina, lo accompagna, gli dà fiato nei punti giusti. E soprattutto ti rende un autore migliore.
Mentre scrivo, siamo ancora nel secondo passaggio e ogni suggerimento che ricevo è un’occasione per crescere. Perché sì, è vero:
Scrivere è un atto di amore. Ma editare è un atto di coraggio.
E se sei all’inizio, o nel mezzo, o nel “non-so-da-dove-iniziare”, voglio dirti questo: vai avanti. Trova la tua voce, trova il tuo Teo, trova chi può aiutarti a raccontarlo al meglio.
Call to action finale
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Scrivimi nei commenti se hai avuto esperienze di editing, se stai cercando un editor o se hai un Teo anche tu da raccontare.
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