Una poesia di Marco Cavallero
Fotografia di Graziella Brusa
SPECCHIO DI INFANZIA
Anche gli specchi sanno essere traditori
Raccattato sotto il portico
L'attaccapanni del nonno
Ne incorniciava uno al nitrato d'argento
Malato di striature e di cadute
Nella fatica del trasporto e del restauro
Polvere e sporco lo facevano silente
E opaco.
Ma uno sguardo involontario
Apre istantaneo un mondo perduto
E dallo specchio un io bambino
Ti guarda e ti chiede
Che ne hai fatto?
Che ne hai fatto di quel sole
Che dalle persiane serrate
Diceva del silenzio del meriggio
Al ronzio di vespe e calabroni
Nella camera in penombra
Muri scrostati e ridipinti
Disegnavano carte geografiche
Di terre ignote e incompiute
In attesa di viandanti indagatori
E nel cortile un catino e del sapone
Ti rammentava il lavacro mattutino
Che ne hai fatto di quei viaggi
Che un rottame in mezzo al campo
Ti conduceva per gesta e per contrade
E del ciliegio, carico di anni e di frutti.
Che ne hai fatto di quel mare
Flutti in tempeste semoventi
Spume variegate e onde algenti
Che il linoleum della scuola
Ti donava per incanto e per malia
Che ne hai fatto di quel volto
Severo d'amore e sofferenza
Che nonna aveva quando ti parlava
E raccontava persa nei ricordi
Seduta vicino al ballatoio
E la guerra era nei suoi occhi
Nel suo sguardo fermo
Nelle parole parche
Nelle frasi non finite.
Che ne hai fatto
Degli spartiti e del pianino
Che tua zia smarrita nella mente
Strimpellava cavando suoni
Di un altro secolo
Che ne hai fatto
Di quei fiori
Che tua madre portava
Alla memoria
Di colei scomparsa
Prima che la vita potesse conquistarla
Di', che ne hai fatto?
Oltre gli sfregi dello specchio offeso
Un bimbo s'allontana
Un fascio di versi
Fra le mani.
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