blu del cielo_in marocco
La porta del Marocco
Mustafà Coucous, la guida di Marrakech. Per contatti:+21271813613703
Cortile del Riad Blue Berber

IN MAROCCO AL SAPORE DEL TE’ ALLA MENTA

Sono in Marocco alla ricerca del caldo e del dolce profumo della primavera. Fuggita dall’Italia poco prima del ciclone con un nome vichingo sono atterrata a Marrakech. Solo tre ore di viaggio da Torino, tre ore e poi l’Africa, un altro Mondo.

I viaggiatori dell’Ottocento e del Novecento impiegavano mesi e si caricavano di pesanti bauli di legno e di cuoio.

Io mi trascino il mio trolley, piccolo e capiente, nemmeno imbarcato in stiva, e via alla ricerca del sole.

Velocità in tutto, nel bene e nel male. E ora sono qui in un paese pieno di contraddizioni.

Caotico, colorato con due tinte prevalenti: il blu del cielo e dell’oceano  e l’ocra rossa della terra. Si beve tè alla menta a tutte le ore.

Gli odori li percepisco diretti su, nelle narici: le spezie, il tè, l’olio di argan, di mandorle, gli incensi, ma anche odori di animali: polli, cavalli, oche, cani e tantissimi gatti. Odori naturali, diciamo. Essi possono essere piacevoli, rilassanti o nauseanti, niente rispetto agli odori dei gas di scarico dei motorini, tutti taroccati, dei Toktok, degli assemblati fatti di moto più carretto, delle automobili, dei camion.

Affollano le strade contemporaneamente, in quantità strabilianti,  e non si capisce come mai gli incidenti siano così rari, rispetto a tutto questo caos.

Tuttavia quando entri in un Riad della Medina tutto questo casino lo chiudi fuori.

I Riad, antiche case, con i loro cortili piastrellati e le fontane e i tappeti ti fanno assaporare la “dolce vita” marocchina. Chi non si ricorda il film “Il paziente inglese” oppure “Il tè nel deserto”; quest’ultimo girato proprio in Marocco a Ouarzazate e mentre scrivo questo post mi giunge all’orecchio una musica di tamburi: la musica Gnaoua degli schiavi sub-sahariani.

Musica celebrata con un Festival dedicato a Essaouira.

musicanti
musicanti per le strade

In questo preciso istante, ascoltando la musica e i rumori attutiti della strada, sto prendendo il sole sulla terrazza del Riad Blue Berber. Abe, il proprietario è marocchino, ma ha trascorso circa trent’anni in Inghilterra e poi ha deciso di ritornarsene a casa sua, comprando questa casa del XVII secolo.

La gente del Marocco è estremamente gentile, ti accoglie in casa propria con un tè alla menta raccontandoti della propria vita, cercando di capire chi e come sta la persona che ha davanti, il suo ospite. Dedicandoti tempo e attenzione. La fretta non fa parte del loro modo di vivere. Il loro motto: “Alsalam Ealaykum”, la pace sia su di te,  è semplicemente perfetto.

IN VIAGGIO SULL’ ATLANTE

In Marocco a fine gennaio è inverno come da noi. Le temperature calano bruscamente alla sera e il mattino è freddo. Durante la giornata generalmente il cielo si mantiene azzurro con un bel sole che ti riscalda. Se il Riad dove alloggi possiede una terrazza allora stai come un “pascià”, in genere tutte le case ne sono dotate.

Non è così quando devi affrontare un viaggio attraverso le montagne dell’Atlante. Un freddo cane! Vi parlo toccando la neve a 2200 metri di altezza e osservando villaggi berberi fatti di terra mescolata con la paglia. Immagino che le case siano senza riscaldamento: non ci sono camini sui tetti di paglia e fango. Spero almeno che possiedano un braciere con il carbone, tuttavia non ne sono molto sicura, comunque non so proprio dove potrebbero trovare un po’ di legna. Non c’è un albero, solo terra rossa e pietra.

dipinto eseguito davanti a miei occhi con colori derivati dal caffè, safran e indigo

Mi sono messa in viaggio acquistando una gita organizzata dalle diverse agenzie  che si possono incontrare nella città.

Mi raccomando contrattate sempre.

Marrakech è una città mercato. Ovunque ci sono mercanti e sono decisamente bravi. Non fatevi fregare.

Ebbene, sveglia all’alba e partenza per Ait Ben Haddou e Ouarzazate.

Ait Ben Haddou, il villaggio fortificato

 

Ait Ben Haddou e Ouarzazate

Questi due villaggi berberi sono fortificati e un tempo governati da re e regine berbere.

Tra i berberi, di religione animista, le donne potevano comandare un clan, erano potenti e rispettate. Poi con la sottomissione alle tribù musulmane dovettero fare i conti con l’Islam.

Il viaggio è durato 8 ore tra andata e  ritorno. Mi sono congelata i piedi sul bus; l’autista o accedeva il riscaldamente o cercava di arrancare sulle alture.

Siamo arrivati a mezzogiorno nel villaggio berbero che è un set cinematografico all’aperto.

Spettacolare direi.

Aggiungerei fuori del tempo, un luogo che sa di mito. Nella città fortificata ci potevano benissimo abitare i personaggi fantastici protagonisti del Trono di Spade.

In questo luogo sono stati girati innumerevoli film, alcuni decisamente famosi come Il Gladiatore o Le Crociate, solo per citarne due che voi tutti conoscerete.

Abbiamo visitato la Medina del villaggio fortificato mostrato dalla foto sino ad arrivare in cima alla collina. Da lì abbiamo potuto guardare lo spiazzo dei gladiatori dove Russel Crowe combatteva contro i cattivi.

Tutt’intorno deserto, alture con i picchi mozzati, sabbia rossa. Infatti ci troviamo alle porte del Sahara.

Ait Ben Haddou è stata in passato un caravanserraglio sulla rotta Tombouctou  – Marrakesch.

Siamo nelle terre berbere condivise, soprattutto in passato con gli ebrei berberi. Ormai non ne esistono molti (circa 200 famiglie). Coloro che sono partiti sono andati in Israele o in Spagna.

A Ouarzazate, dopo pranzo, abbiamo visitato la Sinagoga con Aziz.

Non voglio dimenticare di citare, ovviamente gli Studios di questa Hollywood marocchina.  Ne esistono ben due; quelli meno estesi e i primi a nascere in centro città e quelli più nuovi, veramente grandiosi, che sono stati costruiti prima di arrivare a Ouarzazate.

ESSAOUIRA

Essaouira, il porto
Essaouira, il porto

Essaouira, la perla dell’Atlantico. Chiamata anche Mogador dai Portoghesi. Di qui ci sono passati tutti.

La sua antica Medina è un sito protetto dall’Unesco.

Viottoli stretti, case bianche e ocra con le finestre blu. Terrazze ovunque.

Alloggio in una casa che ha ben cinque piani e cinque posti letto. Scomodissima, ho la testa che mi gira.

Maison Madina ha il suo fascino, tuttavia, a ben pensare, potevo scegliere un albergo lungo la corniche di Essaouira, meta, tra l’altro di surfisti d’onda e wind surfisti.

Si vedono vecchi e nuovi camper parcheggiati sul lungomare targati tedeschi e francesi.

Gli italiani li incontri nella Medina. Infatti noi abbiamo incontrato Giovanni, una ragazzo sardo che ha aperto un hamman bellissimo chiamato ARAB SPA. Io l’ho provato. Eccezionale, si può fare in coppia con un servizio personalizzato. Comunque dedicherò a Giovanni una storia a parte nella mia rubrica @levitedeglialtri.

Vi consiglio anche un ristorante marocchino ottimo per qualità del cibo e prezzo competitivo. Si chiama SAFRANCITRON. Si trova nella Medina ed è sempre pieno di gente.

A Essaouira il pesce è il Re della tavola. Freschissimo, visto che c’è il porto a pochi metri dalla piazza principale.

AGADIR

Ad Agadir ho soggiornato solo una notte e me ne pento. Certamente questa grande città di mare merita almeno due notti utili per fare un giro sulla sua corniche e per visitare la Fortezza.

SCRITTORI MAROCCHINI

Cambiamo argomento e parliamo di letteratura marocchina. Conoscete il più famoso scrittore marocchino?
Ebbene è Tahar Ben Jelloun, nato a Fes, ma immigrato in Francia, ora vive a Parigi. Una promettentente giovane scrittrice nata a Rabat, ma  anche lei ora vive in Francia si chiama Leila Slimani.
 
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Hassana, la guida berbera del tour
Aziz, la guida della sinagoga ebrea berbera
particolare oggetto esposto nella Sinagoga
interno della Sinagoga

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